La prima politica è vivere

La prima politica è vivere

La prima politica è vivere 1024 489 Sara Occhipinti

Ndr: Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo dell’Avv. Sara Occhipinti, dopo aver partecipato alla serata dello scorso 18 dicembre dedicata a Vaclav Havel, primo presidente della Repubblica Cecoslovacca libera.

 

Il potere dei senza potere – interrogatorio a distanza con Vaclav Havel

 

Il 18 dicembre  2020, sulla piattaforma digitale Zoom, si è svolto l’ultimo appuntamento culturale del ciclo “Costruire l’Umana Dimora – la sfida della libertà, promosso dal Comune di Pisa e la direzione organizzativa della Libreria Pellegrini.

Nell’anniversario della morte dello scrittore e politico cecoslovacco Vaclav Havel, un momento dedicato alla riscoperta della sua figura, attraverso le voci del giornalista Ubaldo Casotto e Massimo Tria, slavista.

Cos’ha da dire la persona di Vaclav  Havel a questi nostri giorni? Come ci può aiutare la conoscenza della sua esperienza a vivere meglio questo tempo? A nove anni di dall’anniversario della sua morte, hanno provato a “interrogarlo a distanza” gli ospiti Casotto e Tria.

“INTERROGATORIO A DISTANZA”

L’appuntamento avrebbe dovuto ospitare a Pisa la mostra didattica “Il potere dei senza potere – interrogatorio a distanza con Vaclav Havel”.

Già il titolo dell’evento, pensato in tempi in cui i momenti culturali potevano svolgersi in presenza, si presta a provocarci in questo periodo di incontri su piattaforme digitali.

Interrogatorio a distanza” era infatti il titolo di un libro di Havel che, da dissidente politico, spesso non poteva realizzare interviste di persona ma era costretto a dialogare a distanza coi suoi interlocutori. Eppure, possiamo ancor oggi riconoscere che la pienezza della sua personalità non ha perduto nulla della sua verità e libertà, nonostante i limiti imposti. Oggi come allora, “a distanza”, anche i nostri protagonisti hanno interrogato la sua esperienza per trovare una chiave che aiuti a vivere meglio questo nostro tempo.

L’evento si è aperto su immagini del 1968 “La primavera impossibile di Praga”, quando la Cecoslovacchia libera, pluralista, culturalmente spumeggiante, fu stroncata dai carri armati sovietici e condotta al clima di apatia del “regime normalizzato”.

 

Il Prof. Massimo Tria, docente di lingua e letteratura russa all’Univerisità di Cagliari, ha illustrato la figura di Havel partendo dal suo contributo di drammaturgo più che di oppositore e dissidente politico.

Lo stesso Havel non amava la parola “dissidente“.

Così diceva di sé e dei propri compagni: “non ci siamo allontanati da nulla, semmai ci siamo aggrappati a noi stessi“.

Nato da una famiglia borghese, (il nonno, ingegnere, ha realizzato edifici significativi nella città di Praga) il giovane Vaclav voleva studiare materie umanistiche, per seguire la sua vocazione di drammaturgo. Non gli fu consentito, a causa della sua estrazione sociale. Ciononostante compose la sua prima opera a 20 anni, ispirandosi al teatro dell’assurdo di Samuel Beckett, per esprimere, in modo velato, la progressiva spoliazione dell’umano che il potere è in grado di produrre.

Dopo la primavera del ’68, quando molti intellettuali furono costretti ad emigrare per salvaguardare la libertà di espressione, Havel decise di restare in patria, dove scriverà le sue opere di impegno civile.

Nel ’77, insieme ad altri intellettuali, fonderà Carta 77, iniziativa apolitica capace di riunire varie anime del dissenso.

Copertina della prima edizione italiana de Il potere dei senza potere (1978)

È del ’78 invece  la sua opera più conosciuta “Il potere dei senza potere”,la cui prima edizione italiana è mostrata con affetto dall’ospite della serata, Massimo Trocchi.

L’Italia vanta il merito, ricordato con riconoscenza dallo stesso Havel, di esser stato il primo paese occidentale a pubblicare “Il potere dei senza potere”, grazie all’opera meritoria della rivista CSEO (Centro studi Europa orientale).

Uscito proprio nel ‘78, anno in Italia dell’ uccisione di Moro e del terrorismo eversivo di matrice brigatista, generazioni di giovani universitari come lui, ricorda il giornalista Ubaldo Casotto, ebbero a imparare dagli scritti del drammaturgo slovacco che “la prima politica è vivere”.

Il POTERE DEI SENZA POTERE

 Da qui – e dopo circa 40 anni – l’idea e l’impegno di mettere in piedi una mostra a lui dedicata, passando il testimone della sua eredità ai giovani di oggi. E’ così che gruppi universitari italiani, spagnoli, cechi, slovacchi e cubani, guidati dal curatore Casotto, l’hanno realizzata e presentata al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini nel 2018.

La preziosa testimonianza de “Il potere dei senza potere” si condensa intorno a differenti temi e parole chiave, tra cui spicca quello della responsabilità.

Come ricorda Casotto, Havel aveva compreso che “al potere si oppone realmente solo la vita e la vita ha un soggetto: l’io“.

Le intenzioni della vita, i suoi desideri concreti sono il vero pericolo per il potere, come documentano del vicende di alcuni dei protagonisti del libro.

“Il birraio di Praga”, artigiano, che sapeva come si faceva la buona birra, non era un dissidente politico e neppure un capitalista: voleva soltanto che i dirigenti del suo impianto accettassero i suoi suggerimenti per fare una buona birra. Così scrisse ai suoi superiori e poi sempre più su, fino ai dirigenti provinciali del partito, che finirono per licenziarlo. La sua “dissidenza”, che raccolse molti lavoratori contro il regime, non era altro che il desiderio di far bene le cose, di dar un senso al suo lavoro.

Se la caratteristica del potere è la menzogna alla menzogna si oppone la verità.

L’ortolano, che una mattina decise di non esporre più nella verdura il cartello “proletari di tutto il mondo unitevi“, non era un dissidente, ma una persona che improvvisamente decide che è venuto il momento di riprendere in mano la sua libertà.

con il suo gesto l'ortolano
ha interpellato il mondo (...)
ha detto che il re è nudo (...)
ha dimostrato che è possibile
vivere nella verità

Vaclav Havel, da Il potere dei senza potere

LA PRIMA POLITICA È VIVERE.

 L’Io ha una dimensione sociale.

È contagioso: dal sorgere di figure come il birraio di Praga, o l’ortolano, si genera un mondo nuovo.

Così in Cecoslovacchia nacquero università clandestine, riviste clandestine, associazioni clandestine.. una società dentro la società.

Basta qualcuno che riprenda coscienza di sè stesso, dei suoi desideri.

Perché possa nascere una vita diversa, capace di esprimere una nuova cultura, e dunque una nuova politica, occorre che ciascuno riprenda coscienza di sé e dei suoi desideri, oltre la coltre del potere.

A conclusione del ciclo di incontri, l’Assessore alla cultura del Comune di Pisa, Pierpaolo Magnani, ha ringraziato la Libreria Pellegrini per l’intero ciclo svolto: un viaggio che ha voluto attraversare alcune delle drammatiche vicende del secolo trascorso, le ideologie, le violenze “volendo accendere i riflettori su grandissime personalità che hanno dato speranza all’umanità come luci nel buio“. Ieri come oggi.

Sara Occhipinti

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Sara Occhipinti

Avvocato del Foro di Firenze. Patrocinante in Cassazione. Dopo la laurea in giurisprudenza alla Luiss Guido Carli di Roma, ha conseguito il diploma di specializzazione per le professioni forensi presso l'Università di Pisa...

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