Paure medievali: intervista a Chiara Frugoni

Paure medievali: intervista a Chiara Frugoni

Paure medievali: intervista a Chiara Frugoni 1024 489 Massimo Trocchi
Da pochi giorni è in libreria, per i tipi de Il Mulino, un nuovo lavoro di Chiara Frugoni*.

Anche questa volta la Professoressa Frugoni ci sorprende con un’opera dai mille risvolti e connessioni con il presente.

Connessioni che in questo caso risultano davvero “eccezionali”: tanto eccezionali quanto inimmaginate per l’Autrice, come da Lei stessa dichiarato nel prologo del volume.

“Paure medievali – epidemie, prodigi, fine del tempo”: una ricchissima indagine, corredata da un imponente apparato iconografico, circa i sentimenti, le credenze, le attese e i (tentati) rimedi con cui gli uomini medievali cercavano di fronteggiare gli eventi nefasti del vivere: malattia, morte, carestie, pestilenze ed epidemie.

Con la sua proverbiale e affabile cordialità l’Autrice ha risposto a qualche breve nostra sollecitazione circa i contenuti del libro. Impossibile – né è questo quello che ricerchiamo – dar conto dei numerosi episodi, testimonianze e letture interpretative di cui il libro “brulica” in ogni pagina.

TROCCHI: Cara Professoressa…nella sua indagine storica Lei ha da sempre prestato grande attenzione, tra le cosiddette fonti materiali, a quelle di carattere artistico: i suoi volumi ne sono evidente testimonianza. E’ uscita peraltro in questi giorni, una Storia della pittura d’Italia di Arsenio Frugoni: Suo padre. Anche lui storico, anche lui con una grande passione per la storia delle arti. In passato le immagini avevano una funzione pedagogico-catechetica per il popolo, largamente analfabeta: oggi è Lei che torna a dar voce a quelle immagini per noi, popolazioni  certamente alfabetizzate, ma assai poco in grado di leggerle…quelle immagini. Ci aiuta a capire meglio l’importanza che le “immagini” conservano per Lei, nell’economia della ricerca storica?

FRUGONI: Le immagini se opportunamente interrogate offrono una quantità di notizie che le fonti scritte trascurano o proprio non danno. Nel Medioevo, dove non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi, erano una voce che non svanisce. Le sculture o gli affreschi possiamo pensarli come prediche perpetue che si riattivavano ad ogni sguardo.   Bisogna saperle interrogare, dicevo,  le immagini, perché c’erano, ad esempio, molti gesti che avevano un significato convenzionale che noi dobbiamo recuperare. Per noi nei fumetti  la nuvoletta intorno alla bocca  significa non che  il personaggio fuma o  che ha freddo,  ma che parla. Nel Medioevo i sentimenti si espressero per molti secoli non attraverso una mimica facciale, come facciamo noi oggi,  ma con il variare  dei gesti. Una mano stretta a pugno contro la guancia significava disperazione ed è spesso quella di san Giovanni sotto la croce, anche se il suo volto è immobile. 

Nel Medioevo la società era coesa dal punto di vista religioso e le persone avevano una cultura  religiosa più ampia della nostra  perché tutti andavano regolarmente in chiesa. Tuttavia anche allora le immagini erano spiegate a voce o sui libri. D’altronde, proviamo anche oggi a guardare una tavola con i miracoli di un santo: se non li conosciamo  non capiremmo nulla. Ma il discorso sull’alfabetizzazione ci porterebbe lontano.

Fin dalla mia tesi di laurea ho messo insieme parole e immagini considerandole alla pari.  Il modificarsi di un’immagine rispetto ad un testo ci fa capire come stia cambiando l’opinione su un certo argomento oppure ci fa capire cosa pensassero le persone in un certo tempo. Ad esempio nel mio libro dedico quasi un capitolo al Giudizio universale di Conques. È molto interessante vedere come sono puniti i peccatori, quali siano le professioni  o le classi sociali rappresentate. All’inferno precipita un cavaliere con il suo cavallo e la sua armatura e rappresenta la superbia e la tracotanza dei cavalieri, dei nobili. Oppure  vediamo un fabbro che sta battendo una moneta falsa o i mercanti che stanno tirando la stoffa per farla apparire più lunga.

...imperocchè, come uno
si ponea sul letto malato
quelli di casa sbigottiti gli diceano:
"io vo per il medico"
...e non vi tornavano più.

Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, 1348 (rubr. 634)

TROCCHI: Abbiamo accennato, Professoressa, alle drammatiche consonanze tra l’argomento del libro e i tempi presenti. Non le chiedo circa le differenze e le similitudini che è pur lecito registrare tra due epoche chiamate a vivere i medesimi disagi: gli uomini e donne di ogni èra sono figlie della propria epoca e ne riflettono specifici dati di mentalità e cultura. Così come esistono delle costanti dell’animo umano che sono facilmente rintracciabili ad ogni latitudine e in ogni periodo storico. Lei, ha giustamente voluto sottolineare che questo è (anche) un libro di domande. Ci vuole raccontare a quali grandi domande si è trovata di fronte nel momento di accingersi alla redazione del volume, e quali sono sorte durante la sua stesura? Circa le problematiche che da esse discendono e le ipotesi di risposta fornite…rimandiamo tutti alla lettura del libro..

FRUGONI: Gli uomini del Medioevo gioivano e soffrivano come noi  ma vivevano in ambienti diversi e con risorse culturali diverse, e avevano pochi  mezzi per affrontare la natura  spesso ostile o le malattie. Ho voluto approfondire soprattutto  quel passato che si è rivelato sorprendentemente vicino.  Mi sono chiesta  soprattutto come le persone nel Medioevo  reagissero  al dolore e alla paura, come riuscissero a consolarsi. Mi sono chiesta anche se davvero esistesse la paura dell’Anno Mille, da quando si fosse cominciato a datare dalla nascita di Cristo, trovando risposte sorprendenti.  Mi sono chiesta quando nacque l’antisemitismo   e il disprezzo per “ l’uomo nero”, per i musulmani. Porsi un problema e cercare di risolverlo suscita domande a catena, spesso intoppi imprevisti, ipotesi che finiscono nel cestino e che bisogna riformulare con pazienza cercando  altri appigli, personaggi difficili da identificare. Con le biblioteche chiuse è stato molto difficile reperire tutte le fonti scritte. Per fortuna internet è ora un grande aiuto ma ho potuto contare anche sull’aiuto di amici che magari dagli Stati Uniti mi mandavano preziosissime fotocopie.

TROCCHI: Paure medievali è un anche un libro in cui vengono fatti emergere, dal suo consueto e sapiente uso delle fonti scritte, numerosi episodi ed aneddoti. Ce ne vuole accennare ad uno in particolare che magari le è particolarmente caro, simbolico ed esemplificativo circa l’intero percorso narrativo del libro?

FRUGONI: Mi soffermo sull’episodio illustrato in copertina. Alcuni marinai  navigano a lungo nel mare sconfinato e alla fine  esausti scoprono una piccola isola. Felici sbarcano e accendono il fuoco. Ma l’isola non è altro che un’immensa balena che sentendosi bruciare si inabissa  portando con sé i marinai. È una storia ripetuta con molte varianti che  ci dice l’angoscia dei naviganti  consapevoli dei pericoli del mare, storia interpretata anche in forma simbolica come metafora della vita umana. È una storia giunta fino alla copertina di un disco: Arrivederci mostro del cantante Luciano Ligabue.

 

*Chiara Frugoni ha insegnato Storia medievale nelle Università di Pisa, Roma e Parigi.

Si ringraziano le edizioni de Il Mulino

per la gentile concessione di alcune delle presenti immagini, tratte dal libro.

Ti è piaciuto l’articolo?

Acquista qui il nuovo volume di Chiara Frugoni:

Massimo Trocchi

Approda a Pisa nel 1994 per gli studi universitari e si laurea in lettere classiche. Apprende per qualche anno il mestiere di libraio a Firenze, e nel 2004 torna a Pisa per rilevare la Libreria Pellegrini...

Tutte le storie di:Massimo Trocchi

Lascia una risposta