Il sale della terra tra i 50 volumi in promo Feltrinelli. Una recensione (tardiva)

Il sale della terra tra i 50 volumi in promo Feltrinelli. Una recensione (tardiva)

Il sale della terra tra i 50 volumi in promo Feltrinelli. Una recensione (tardiva) 1024 489 Massimo Trocchi
“Se sei capace di diventare un ponte, perché non farlo?”

Dalla nota dell’Autrice, in fine al libro

 

La classica e attesa promozione delle Edizioni Feltrinelli (due libri a 9,90 €, tra una vasta scelta di 50 titoli) anche quest’anno sta riservando ai lettori gradite sorprese e soddisfazioni.

Così, grande è stata anche per me la sorpresa di trovare tra i 50 titoli in promozione uno dei più bei romanzi che abbia letto lo scorso anno.

Si tratta de “Il sale della terra” di Jeanine Cummins, uscito in traduzione italiana nel gennaio del 2020.

In verità, non sono mai stato un gran lettore di romanzi: la roboante affermazione di poco fa (uno dei più bei romanzi letti..) va dunque necessariamente contestualizzata nel perimetro delle mie non numerosissime letture annue di narrativa.

Il tempo che riesco a ritagliarmi per la lettura è da sempre maggiormente dedicato alla saggistica.

Precisamente alle “spappardelle”, come le chiama mia moglie. Chiariremo un giorno, chissà, quale genere potremo precisamente incasellare sotto il termine “spappardelle”.

Accade dunque che prendo proprio per lei, incuriosito dal titolo, il volume e lo porto a casa.

Rimasto inerme sul suo comodino per qualche tempo, favorito dal primo lockdown dello scorso marzo, il romanzo approda sul mio, di comodino.

Et voilà: ecco un romanzo la cui lettura mi ha fatto venire voglia di leggere più romanzi.

Il sale della terra è una narrazione dura, e al contempo intima e assai dolce.

E’ la storia di una fuga. Una fuga  di madre e figlio verso la vita, e il suo mantenimento.

Siamo in Messico, o meglio, è da lì che si parte.

L’antefatto, adrenalinicamente sbattuto in faccia al lettore nel giro delle prime venti pagine del romanzo è di quelli mozzafiato: una efferata strage compiuta durante una riunione familiare intorno a un barbecue fa fuori 16 persone.

Per miracolo, rinchiusi dentro una doccia, Luca (il figlio) e Lydia (la madre) riescono a scampare.

In città, in Messico, i due sopravvissuti e protagonisti del romanzo, non possono rimanere.

Lo sterminio familiare a cui sono scampati è stato compiuto da emissari di una delle più potenti bande di narcotrafficanti del centro America. Sanno tutto, possono arrivare in ogni dove. A Lidya e Luca non rimane che la fuga, direzione Stati Uniti d’America.

Condizione necessaria per arrivarvi è intraprendere il lungo viaggio dei migranti.

Oltre mezzo milione di “disperati” che dal sud e dal centro delle Americhe vanno a tentar miglior sorte negli Stati Uniti.

Potrebbero bastare questi pochi cenni perché ciascuno abbia a decidere se intraprendere il cammino dei protagonisti: si è già stati avvisati che sarà un cammino duro, alto e vorticoso.

Io vi dico…“partite”.

Partite lungo le ferrovie della “bestia”

il treno merci a cui si appigliano, quando riescono,

i migranti fino ai confini degli States.

 

Partite alla scoperta di una meravigliosa storia custodita tra madre e figlio, in cui spesso è il figlio a custodire la madre.

Partire, coscienti che tutte le certezze su cui la vita poggiava vi sono state sottratte di schianto. Partire, perché stare fermi equivale a morire.

Gigante è il nemico che può nascondersi in ogni ambito, incontro e vicenda della giornata.

Come, di chi fidarsi tra i mille volti incontrati lungo le vie della fuga?

Colpisce, tra i mille aspetti emotivi, psicologici ed affettivi presenti nella narrazione che sia Luca, il figlioletto non ancora ragazzino, ad avere le armi migliori per capire a chi poter accordare la propria fiducia.

Sa perfettamente che accordar fiducia equivale letteralmente a consegnare la propria vita in mano altrui.

Anche nei nostri
piccoli gesti di vita
ordinaria è così,
o così dovrebbe essere.

E non sbaglia un colpo,  Luca.

“Il sale della terra” è dunque un romanzo che ci butta dentro il gorgo di una delle più grandi crisi umanitarie tutt’ora in corso, di cui noi cittadini d’Europa ci siamo ricordati forse solo a causa delle campagne antimigratorie dell’Ex Presidente Trump e dei suoi annunciati e perpetrati muri, diplomatici e di cemento.

Ci costruì buona parte del suo successo elettorale: da qui l’eco di quelle notizie arrivavano ai TG nostrani.

Mica per il mezzo milione di poveri cristi: si sa, fan meno appeal.

Forse anche per questo ho particolarmente apprezzato il romanzo: pur dichiaratamente oggetto di finzione letteraria nella narrazione degli eventi narrati, è frutto di anni di ricerche e studi da parte dell’Autrice, come da essa dichiarato nella postfazione al romanzo.

Un grande, documentato, tentativo di immedesimazione, anche attraverso il frequente ricorso a locuzioni linguistiche ispaniche: operazione a mio giudizio assai ben riuscita.

Il romanzo, immediatamente salito in cima alle vendite nel 2019, e accuratamente annunciato come “un capolavoro” da scrittori del calibro di Stephen King e Don Winslow, ha subìto successivamente una serie di duri attacchi da parte della stampa.

“Si strumentalizza il dolore”…

“La Cunnings è «bianca»: sarebbe dovuto essere un’indigena, una messicana, ad occuparsi di simili temi”..

“il fenomeno dell’immigrazione clandestina è un dramma collettivo: non spettacolarizziamolo”.

Ennesima manifestazione di puritanesimo d’oltreoceano?

La vicenda andrebbe meglio affrontata, ma non è questa la sede, né vuole esserlo.

Morale: il libro rimane in cima alle classifiche di vendita per l’intero anno.

Arriva a noi, in Italia, come ricordato, nel 2020, precisamente ad Aprile sul mio comodino.

Ci ho messo un anno per scriverne poche righe: provvida sia questa promozione di due classici Feltrinelli a 9,90 € perché il volume possa approdare sul vostro, di comodino.

A voi la scelta circa il libro da accompagnarsi per usufruire dell’offerta.

Ce ne sono altri 49 tra cui scegliere, eccoli qui.

Ah, Lydia, la protagonista, si chiama come mia suocera e aveva una libreria.

Prima di mettersi in viaggio.


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Massimo Trocchi

Approda a Pisa nel 1994 per gli studi universitari e si laurea in lettere classiche. Apprende per qualche anno il mestiere di libraio a Firenze, e nel 2004 torna a Pisa per rilevare la Libreria Pellegrini...

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2 commenti
  • Luigi Gerosa 3 Maggio 2021 a 17:58

    Caro Massimo, grazie per questa stimolante recensione. Perché “tardiva”? Alla fine una recensione non è altro che un buon consiglio, sia essa positiva o negativa, dotta o alla buona, di cuore o di mente, ed un buon consiglio non è mai in ritardo. Siamo spesso portati a voler conoscere le novità librarie ed è chiaro che per voi librai è una cosa fondamentale. Ma per un appassionato penso sia bello rimestare tra le vecchie letture, eleggere quelle che in u n modo o nell’altro, hanno lasciato un segno e consigliarle agli altri lettori. A questo proposito le consiglio di consigliare a sua moglie una “spappardella” cha la (sua moglie) farà diventare più’ indulgente verso il genere (che come si dice nell’articolo merita di essere meglio circostanziato):” Il Grande Gioco” di Peter Hopkirk. E’ la storia della lotta tra Impero Britannico e Zarista per la supremazia in Asia centrale. E’ un saggio molto noto, secondo me perché è scritto magistralmente ed in modo tale da mettere d’accordo un “spappardellista” ed un “narrativista”.
    Ho una teoria. Tema attuale, l’eccidio degli Armeni nel 1915: perché non leggere il saggio di Flores (o altri) sul genocidio ed insieme, esempio, “La masseria delle allodole” di Arslan o “I 40 giorni sul Moussa Dagh” di Werfel?
    Io ho letto il libro di Werfel e sento il bisogno di compendiare con un saggio sul tema. Se fossi partito da un saggio la lettura delle opere di narrativa mi avrebbe sicuramente portato ad una visione più’ profonda e umana.
    Ma il discorso sulle “spappardelle” merita, come dice Massimo; di essere incasellato meglio e poi potremmo approfondire i discorsi di cui sopra. Per cui, lanciato il sasso, nascondo prontamente la mano e lascio a Massimo (o a chi si voglia proporre) di portare avanti l’argomento, se ritenuto interessante

    • Massimo Trocchi 3 Maggio 2021 a 18:55

      Buonasera Luigi!

      Ho amato molto sia la Arslan che Wefrel…letti diversi anni fa.
      Mi manca invece proprio il saggio che ora mi consiglia..
      Ci occuperemo chissà un giorno della teorizzazione e tipologizzazione delle “spappardelle”.
      Perchè ci sono spappardelle e spappardelle.. 🙂

      a presto!

      Massimo

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