Il Professore scialbo e l’imperatore divino: in merito ai due capolavori di J. E. Williams

Il Professore scialbo e l’imperatore divino: in merito ai due capolavori di J. E. Williams

Il Professore scialbo e l’imperatore divino: in merito ai due capolavori di J. E. Williams 1024 489 Da voi, a noi, per tutti

Alcune settimane fa, scambiando chiacchiere via e-mail con la redazione di Contrappunto, mi capitò di citare, per caso e definendolo bellissimo, il romanzo Stoner di John Edward Williams.

Il Contrappuntista dall’altra parte del web mi disse che pur non avendo letto il libro, aveva percepito lo stesso apprezzamento da molti altri lettori e, già che eravamo in argomento, mi chiese se mi andava di scrivere qualche impressione sul libro.

Stoner l’ho letto almeno due anni fa , forse più, e avrei dovuto tornarci sopra per essere sicuro di non scrivere inesattezze dovute alla ormai labile memoria, ma, per pura combinazione, mi stavo accingendo a leggere, di li a un paio di settimane, Augustus dello stesso autore.

Da li la mia controproposta: perché non comparare o mettere in relazione le due opere?

Dovete sapere, se già non lo sapete, che il nostro John ha scritto (credo) solo quattro romanzi e una raccolta di poesie. Tra i quattro, i due in argomento si prestano a curiosi contrasti e similitudini.

Eccomi qua, dunque.

Il primo contrasto è costituito dalle figure dei due protagonisti: un signor nessuno o quasi (vedremo poi che le cose non è che stiano proprio così) ed uno dei massimi protagonisti della storia universale. Il titolo dato a questi pensieri rispecchia proprio questa dicotomia.

Il secondo contrasto è lo stile. Stoner gode di una prosa scorrevole e limpida nella sua semplicità, riflettendo anche il carattere del personaggio  e la “piattezza sui generis” della sua vicenda umana.

In Augustus la narrazione è condotta attraverso lettere, verbali, documenti ufficiali, ove lo stile cambia leggermente a seconda di chi è l’autore.

Per ambedue le opere dobbiamo riconoscere grande perizia e merito ai traduttori, figure che meriterebbero assai maggiore riconoscenza e tributi di più da parte di noi lettori.

Il terzo contrasto lo troviamo nelle vicende delle due opere: Stoner venne dato alle stampe nel 1965 e fu un flop assoluto. Dopo qualche altro tentativo editoriale di scarsissimo successo, il romanzo fu riscoperto nel 2012 e riconosciuto come capolavoro in America. Ancor di più in Europa, dove vendette moltissimo: un vero e proprio caso letterario.

Augustus – pubblicato nel 1972 –  ebbe invece subito grande successo di critica e di pubblico, conquistando anche riconoscimenti letterari importanti nel mondo editoriale americano.

La cosa essenziale,
è amare ciò che fai.
Se ami una cosa,
alla fine la comprendi.

John Williams

La più evidente similitudine sta nel fatto che ci troviamo di fronte a due biografie ma, attenzione, siamo nel campo della narrativa e non nella saggistica.

Lo stesso Williams si premura, specie per Augustus, di informarci che ha messo del “suo” – come si suol dire –  in bocca ai personaggi e nei nodi della vicenda storica.

Del resto il titolo originale è “Augustus, a novel”: un romanzo, quindi.

Augustus, se volete, fa il paio ed è allo stesso livello con opere simili, sempre su imperatori romani, che sono veri capolavori di narrativa e di letteratura in genere. Mi riferisco a “Giuliano” di Gore Vidal ed al magnifico “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar , letti con gran gusto.

La vicenda di Stoner, e’ invece calata negli ambienti che Williams visse e frequentò nella sua vita reale: il mondo accademico universitario in un Campus non di primo piano nel cuore degli Stati Uniti.

Una seconda similitudine è fin troppo semplice: ambedue i libri sono molto belli! ve li consiglio caldamente.

E’ mia ambizione, senza annoiarvi troppo, di farvi capire nelle righe seguenti perché la seconda similitudine è valida e analizzare un poco i contrasti di cui sopra. Cosa al di sopra delle mie capacità, ma ci provo ugualmente.

In cosa risiede la bellezza di “Stoner”? Non nella vicenda, che lo stesso Autore consume e racconta tutta nelle prime righe: la vita apparentemente mediocre di un uomo apparentemente mediocre che per l’intera propria esistenza non si è mai allontanato dallo stesso posto ed ha intessuto pochissimi rapporti, anche quelli ritenuti insoddisfacenti.

Il lettore di fronte a questa trama cosi priva di avvenimenti potrebbe essere scoraggiato ad intraprendere la lettura.

In realtà la qualità e lo stile della narrazione e la finezza dei dettagli ci accompagnano ed affiancano a Stoner, quasi ci inducono a tifare per lui, a biasimarlo per la sua arrendevolezza o a dissentire per la sue rinunce.  Però, secondo me , Stoner non emerge come un fallito, non così mediocre come abbiamo detto poc’anzi.

Stoner è semplicemente un antieroe (o un eroe?), che della sua vita ha fatto quello che voleva.

Le rinunce, le sconfitte, l’isolamento, l’istinto di sopportazione sono forse strumenti per concentrarsi su ciò che più amava: la letteratura ed il suo lavoro di insegnante, a discapito di tutto il resto e di tutti gli altri.

..E la bellezza di “Augustus”?  Qui la vicenda conta eccome!

Tanto per capirsi, ecco i nomi dei protagonisti e autori del carteggio epistolare che costituisce la narrazione: Giulio Cesare, i suoi assassini Bruto e Cassio, Marco Antonio, Cleopatra, Cicerone, Mecenate, Orazio,Virgilio e Tito Livio ed altri di calibro poco inferiore.

E Cesare Ottaviano Augusto stesso ovviamente.

Anche se sono degli “antichi” a scrivere, il linguaggio è attuale, rifugge da ogni retorica, è intenso ed espressivo.

Tutti gli autori delle epistole contribuiscono a delineare la figura di Augusto sia nei tratti umani  e personali che in quelli di uomo pubblico. A loro volta si dipingono l’un ‘altro.

Tra le figure più drammatiche la figlia Giulia, che vivrà una vicenda intensa  e dolorosa nel rapporto col padre.

Potete ben immaginare che in queste vicende non manca nulla. La politica, le congiure, l’amore , l’odio, l’amicizia, il tradimento, le guerre, la solitudine dei potenti: tutto ciò che contribuisce alla commedia e tragedia umana.

Se fossi forzato a sentenziare su quale dei due libri mi è piaciuto di più, vincerebbe Stoner, ma al fotofinish.

In merito ai contrasti, penso di non dover aggiungere nulla con riguardo ai personaggi e lo stile.

Mi cimento nel tentare di capire le due diverse avventure editoriali di cui ho accennato: lo faccio nei limiti delle mie capacità e delle informazioni che conosco, per cui prendete le considerazioni con cautela e… dissentite pure.

Perché nel 1965 e per molti anni a seguire Stoner fu ignorato?

Forse in un Paese in grande fermento, gli States dei favolosi ’60, un anti eroe mediocre e rinunciatario non poteva competere con eroi o anti eroi: anti-eroi vivaci e movimentati, veri “falliti” sovente schiavi di dipendenze varie, più passionali , ribelli e disperati .

Stoner, ancorché dipinto magistralmente, era troppo scolorito per meritare l’attenzione dei lettori (o degli editori)?

Non so se è una teoria che regge: gli appassionati di letteratura americana dicano la loro, per favore.

Augustus, secondo me, avrebbe invece avuto successo in qualsiasi momento fosse stato pubblicato.

Abbiamo detto che ha tutti i prerequisiti: le vicende, gli ingredienti drammatici, la Grande Storia.

Ma se Williams non ci avesse messo la sua grande qualità letteraria, avremmo avuto un altro romanzo storico come molti: belli, istruttivi, che si leggono molto piacevolmente, ma un pò “fumettoni” (“fumettoni” che comunque, spesso, a me piacciono molto).

Vogliamo chiudere un pò solennemente?

alla Grande Storia appartengono sia gli Stoner che gli Augustus, gli uomini semplici e i supereroi, ma questi ultimi fanno più colpo e son più facili da capire.

Gli uomini semplici partono con un certo handicap…e possono vincere solo per un’incollatura al fotofinish.

Luigi Gerosa

 


Referenze immagine in testa all’articolo:

“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del – Zino, “Sono Lomax”, Ph Stefano Lanzardo.


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