Nature imperfette: il nuovo libro di Stefano Perfetti

Nature imperfette: il nuovo libro di Stefano Perfetti

Nature imperfette: il nuovo libro di Stefano Perfetti 1024 489 Da voi, a noi, per tutti
Nature imperfette. Umano, subumano e animale nel pensiero di Alberto Magno, ETS, Pisa 2021

 

Che differenza intercorre tra l’uomo e gli altri animali?

Al giorno d’oggi, alcuni antropologi o filosofi risponderebbero: “nessuna, l’uomo è un animale come gli altri”.

Nel Medioevo latino non era così.

La religione cristiana – basti pensare ai primi capitoli della Genesi – conferiva all’uomo un valore diverso e superiore rispetto a qualsiasi altro vivente.

Ma allo stesso tempo la comparsa degli scritti di Aristotele nel mondo latino (XII-XIII sec.) poneva agli studiosi dell’epoca nuove sfide per la comprensione delle capacità cognitive e delle operazioni degli animali.

In questo contesto, il teologo domenicano Alberto Magno (1200ca.-1280) scriveva le pagine sorprendenti, tradotte nella parte centrale di questo volume, con osservazioni, intuizioni e riflessioni su temi di psicologia comparata, filosofia della mente, etologia e confini tra natura animale e umana (comprese ipotesi su ominidi subumani).

Perché un teologo domenicano
dedica tanto impegno
ad approfondite indagini naturalistiche?

Il saggio iniziale “Umano subumano e animale nel pensiero di Alberto Magno” di Stefano Perfetti* fornisce le coordinate.

Non ripetizione di Aristotelecliché frequente per la filosofia scolastica medievale – ma integrazione delle teorie aristoteliche con il sapere medico-filosofico della più recente cultura islamica e latina.

Non «pionieristico spirito di anticipazione della scienza moderna» ma indagine della natura «come riflesso più esterno di un’unica piramide causale teologico-metafisica» (p. 9).

Così «la filosofia della natura, la razionalità che governa il funzionamento delle sostanze viventi, viene ripensata da Alberto entro le più ampie macrostrutture metafisico-teologiche di un creazionismo cristiano inteso in termini neoplatonici» (p. 8).

Tenendo conto dell’ordine gerarchico della natura, Perfetti nei primi sei capitoli del saggio ripercorre i temi delle pagine albertine.

Vengono prese in esame, rispettivamente

  • le strategie di cooperazione tra animali («1. Tra etologia e dimensione politica»)
  • il diverso grado di perfezione tra uomo e animale («2. Perfezione umana e imperfezione animale»)
  • la limitazione della psicologia animale rispetto a quella umana («3. Istinto, astrazione e plasticità comportamentale»)
  • l’analogia tra mente animale e infantile («4. La mente dei bambini: analogia o identità in evoluzione?»)
  • i diversi modi di comunicazione dei viventi («5. La comunicazione: suoni, versi, linguaggio») e, infine
  • la teorizzazione del “pigmeo”, essere subumano appena al di sotto della linea di confine tra umanità e bestialità («6. I pigmei e l’ombra della ragione»).

Tutti i capitoli, oltre a un’accurata analisi dei passi di Alberto, insistono sul tema principale dell’indagine sugli animali del teologo domenicano: il divario incolmabile tra uomo e animale.

  • Il capitolo finale («7. È solo arroganza antropocentrica?») il presupposto teorico alla base di questa concezione.

Non arroganza antropocentrica, ma pensiero metafisico applicato all’antropologia e alla scienza del vivente: «le imperfezioni degli animali rispetto all’essere umano, animal perfectissimum, ma anche quelle delle piante rispetto all’intera sfera animale, non sono difetti in quanto fallimenti ma sono prove dell’equilibrata e graduata distribuzione di ruoli e funzioni del tutto» (p. 60).

Città di Regensurg (Ratisbona), dove Alberto Magno venne ordinato Vescovo.

Solo l’uomo è in grado di «regolare la propria vita, la propria volontà e i propri pensieri attraverso criteri razionali e intellettuali» (p. 61).

Può riflettere su se stesso, ritornando consapevolmente sui suoi passi, «accedendo così a una plasticità comportamentale e a una progressiva crescita cognitiva», contrapposta al «fissismo comportamentale degli altri animali» (p. 61).

Nel saggio conclusivo, “Alberto Magno e la logica del vivente”, Amalia Cerrito* spiega come l’intera organizzazione della vita sia guidata dalla divina provvidenza, che porta a compimento i fini di ciascun vivente secondo gradi di complessità sempre maggiori.

Così, «per Alberto esiste una logica del vivente universalmente condivisa, che animali, piante e umani realizzano in maniera più o meno perfetta» (p. 102).

Partendo dall’assunto che «tanto più l’ente naturale è inconsapevole, tanto più le operazioni mirate al raggiungimento del proprio fine naturale sono efficienti» (p. 102), Cerrito esamina alcuni casi emblematici dell’organizzazione del vivente, partendo dalla bizzarra attività riproduttiva della palma («1. La palma e la conservazione della specie») e risalendo nella scala naturae – espressione che indica l’ordinamento gerarchico degli enti naturali – attraverso la straordinaria capacità di ordine delle api e delle formiche («2. Organizzazioni imperfetti»), le passioni e gli stimoli di conservazione di piante e animali («3. Stimoli e reazioni: la conservazione individuale»), giungendo a esaminare i gradi di complessità cerebrale alla base delle funzioni cognitive («4. Istinto naturale, funzioni dell’anima e anatomia del cervello») e l’anatomia degli esseri subumani, difettiva rispetto all’uomo («5. Confini e gradazioni: gli animali antropomorfi»).

Da questa analisi, particolarmente attenta ai casi limite – la palma, pianta che si muove per accoppiarsi e gli animali antropomorfi come la scimmia e il pigmeo –, emerge la struttura teorica sottostante al pensiero del Domenicano: «la logica del vivente per Alberto è scandita da moti continui e dinamici, fatti di passaggi dalla potenza all’atto, dove materia e forma, corpo e anima, si sviluppano gradatamente in un moto continuo di perfezionamento […]. A seconda dell’ente naturale in cui si realizza, la logica del vivente esige operazioni e funzioni diverse» (p. 125).

La natura in Alberto è il prodotto della prima causa, dalla quale emanano i diversi livelli di perfezione.

Nella scala naturae sono ammesse zone di confine, «zone di transizione di quel flusso continuo dell’essere che, a partire dalle forme di vita più semplici come le piante, arriva fino all’uomo, imago dei e animal perfectissimum» (p. 126).

Il volume Nature imperfette. Umano, subumano e animale nel pensiero di Alberto Magno non è solo per specialisti, ma anche per tutti coloro che hanno interesse in filosofia e storia della scienza.

Nella traduzione di Perfetti, Alberto acquista una voce italiana “contemporanea e chiara” (p. 63) che consente al lettore di entrare in confidenza con il testo.

Il rischio dell’anacronismo è ovviato dai saggi di Perfetti e Cerrito, che collocano con competenza le pagine di Alberto nella cornice medievale a cui appartengono, fornendo una base teorica per ulteriori riflessioni nel campo della storia della filosofia medievale, della storia della scienza o dell’antropologia filosofica.

LUIGI VALLETTA

Ndr: L’immagine principale dell’articolo è tratta dalla copertina del volume recensito e ritrae una rielaborazione di una xilografia da Giovanni Boccaccio, De claris mulieribus, Johann Zainer, Ulm (1473).

* Stefano Perfetti è professore associato di Storia della Filosofia Medievale presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa (dove insegna anche Filosofia delle Religioni). Amalia Cerrito,  ha conseguito il dottorato in filosofia presso L’Università di Firenze. Luigi Valletta, Autore della recensione, a cui vanno i nostri ringraziamenti, è studente in filosofia presso L’Università di Pisa e allievo di Stefano Perfetti. 

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