Voler bene a uno, a mille, a tutti
è come tener la mappa nel vento.
Non ci si riesce ma il cuore
me l’hanno messo al centro del petto
per questo alto, meraviglioso fallimento
Davide Rondoni
Ci siamo…
Si sta per aprire la III edizione del Piccolo Festival della fiducia, in programma a Pisa dall’11 al 15 giugno, con una anteprima (5 giugno) e un post Festival (20 giugno), di tutto rilievo.
I cosiddetti mesi preparatori sono stati, anche quest’anno, ricchi e faticosi.
Ci colpisce, innanzitutto, la sempre maggiore attenzione che stiamo ricevendo da parte degli ospiti che calorosamente accettano di anno in anno il nostro invito, e da parte del pubblico che vive con attesa l’accadere di una nuova edizione.
“Siete poco pop”, qualcuno ci ha bonariamente incalzato.
E’ vero, non siamo “pop”, ma cerchiamo di essere intelligentemente popolari.
Affrontiamo temi trasversalmente vissuti e ricercati da tutti nel proprio vivere quotidiano, anche inconsapevolmente, ma che necessitano di una attenzione, di una “messa a fuoco”.
Così, quest’anno, le pratiche del prendersi cura saranno al centro delle nostre proposte.
Teorizzeremo, se e quando sarà necessario teorizzare, ma con l’esclusivo scopo di capire meglio la vita. Quella che quotidianamente attraversiamo, patiamo e affrontiamo.
Marta Cartabia – che assieme ad Adolfo Ceretti e al nostro direttore scientifico Tommaso Greco, aprirà la III edizione del Festival – ha sottolineato in una recente intervista come sia sempre più urgente “tornare a imparare a stare assieme”.
E per stare insieme, occorre avere cura gli uni degli altri: è esperienza di tutti quanto questo sia tanto desiderabile quanto difficile. Nessun automatismo, nessun facile intimismo.
I genitori, per prendersi cura dei propri infanti, non dormono e scardinano ogni pregressa loro abitudine.
L’amante – letteralmente colei/colui che ama – deve continuamente uscire da sé se vuole provare ad amare davvero.
Spesso non ci si riesce, spesso i limiti, i sacrifici da affrontare, i tornaconti a cui è sempre facile cedere, hanno la meglio.
Occorre allora aiutarsi, anche con un Festival.
Un Festival dove tratteremo di beni comuni e di buone pratiche di architettura, di una giustizia che non sappia e voglia solo punire, ma ricomporre e pacificare.
Incontreremo poeti e docenti universitari, racconteremo storie che riemergono dalla storia e storie capaci, oggi, di illuminare il presente.
Saranno presenti diverse realtà del III settore e del volontariato, dedicheremo due appuntamenti anche ai più piccoli, cercheremo di allargare il nostro sguardo verso realtà – donne, uomini– che vivono in condizione di limite e sofferenza. Dal mondo delle carceri ai confini di terra della Rotta Balcanica, dalla frontiera tra Siria e Turchia fino all’Italia: una mostra fotografica che ha come protagoniste/i persone sospese ai confini dei nostri territori e spesso dimenticate da noi, e dall’Unione Europea: li chiamiamo, sbrigativamente, migranti.
E poi la pace, “la pace fragile”, quella di cui noi – ancora – godiamo ma che manca oggi ai confini del nostro continente. Accoglieremo al Festival, venerdi 14 giugno, un testimone d’eccezione: Boris Belenkin, Direttore della biblioteca di Memorial, Ong messa fuori legge dalla magistratura russa nel 2021, e Premio Nobel per la pace 2022 per il suo impegno nella difesa dei diritti umani.
In nome della libertà, chiuderemo il Festival il giorno 20. Scopriremo meglio la vita, e le ragioni della vita di Aleksej Naval’nyj, dissidente russo morto lo scorso 24 febbraio, in circostanze perlomeno misteriose, nelle gelide carceri della Siberia. Ci guideranno Marta e Adriano Dell’Asta, grandi conoscitori, e amanti, della cultura russa.
Dice bene Daniele Mencarelli, altro atteso ospite del Festival: abbiamo bisogno di gente che ama, non di eroi.
O, per dirla con altre parole: proviamo a rispondere al male accendendo i riflettori su fatti, persone, ed esperienze di bene.
Buon Festival della fiducia!
Grazie mille per le vostre comunicazioni e per ciò che fate, e quindi per esserci!
Buona estate, Giuseppina