420mila, 408mila, 393mila…
sono i nuovi nati in Italia nel 2019, nel 2020 e quelli ipotizzati per il 2021.
Un autentico disastro!
Sono sette anni consecutivi che nel nostro Paese il numero delle nascite registra un record negativo dopo l’altro: se i dati dell’ISTAT saranno confermati, l’anno prossimo il numero degli italiani morti sarà praticamente il doppio dei nati.
Per Rousseau la crescita della popolazione di uno Stato era uno degli indicatori più veritieri di quanto una società funzionasse bene: la nostra cara Italia in meno di due anni potrebbe perdere una città come Firenze oggi.
Un Paese senza bambini è un Paese triste il cui futuro è un’incognita sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico: significa, per esempio e tra l’altro, consumi in calo, prezzi delle case in ribasso, meno interesse per il futuro e per il cambiamento.
Nell’agenda della politica non mi pare ci sia la giusta attenzione per il sostegno delle nascite con politiche a favore della famiglia.
Occorre scegliere la vita, che è fatta di entusiasmi e di progetti, di speranze e di cambiamenti di cui solo i giovani sono portatori.
Il Covid-19 ha ampliato il problema, non ne è la causa: è il clima dì incertezza economica e sociale che influisce sulle scelte delle giovani coppie e non fa puntare sul futuro.
La riprova? Tra gli italiani che prima della pandemia avevano intenzione di avere un bimbo, il 38% ha scelto di rinviare il progetto, il 36% ha deciso di abbandonarlo (14% in Germania, 17% in Francia, 19% in Gran Bretagna e il 29% in Spagna) (Rapporto Giovani, Istituto Toniolo).
E sono crollati i matrimoni.
“S’inceppa il meccanismo della generazione, della responsabilità per il domani, la trasmissione di un patrimonio di esperienze, l’affidamento di una storia familiare, la coscienza di prolungare tutto questo nell’avvenire” (Ezio Mauro, Repubblica, 30 novembre).
Appunto. Sta arrivando l’inverno metereologico, evitiamo l’inverno sociale.
Lavoriamo per una nuova primavera.
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A cura di Istituto Giuseppe Toniolo
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