La voce di uno starec

La voce di uno starec

La voce di uno starec 1024 489 Giovanna Parravicini
Dopo La mia Russia,

una raccolta di scritti dedicati negli anni dal fondatore di Russia Cristiana ai temi che più l’avevano segnato, umanamente e spiritualmente, nei decenni di lavoro con e per la rinascita religiosa in URSS e poi in Russia, è da qualche giorno in libreria un secondo volume di scritti di padre Romano Scalfi, di carattere – questa volta – omiletico e catechetico. Un volume che inaugura una serie di pubblicazioni, ordinate cronologicamente, che raccoglieranno testi (conservatisi in gran parte grazie a registrazioni realizzate per iniziativa di partecipanti a celebrazioni o momenti formativi) dal 2009 fino alla morte di padre Scalfi, il Natale del 2016.

Non si può distinguere tra il Romano Scalfi battagliero difensore dei cristiani perseguitati in URSS, intransigente, a volte addirittura insofferente nei confronti delle tattiche diplomatiche dei vertici gerarchici (in questo si facevano sentire i geni socialisti ereditati dal padre), e lo starec che nel suo studio – prima, per anni, nella casetta adiacente al convento delle piccole suore dell’Assunzione a Milano, di cui era cappellano; poi in via Ponzio presso le Agostiniane, e infine a villa Ambiveri – riceveva con discrezione (noi stessi, suoi collaboratori, quasi non ce ne accorgevamo) un gran numero di persone.

Romano Scalfi, foto di Giorgio Bordin

Non c’è soluzione di continuità tra la sua attività culturale e pubblicistica, da un lato, e il profondo amore per la liturgia, la vocazione sacerdotale e addirittura l’identificazione tra sé e la celebrazione del sacrificio eucaristico. La Russia, la missione era al cuore dell’Eucarestia, e l’Eucarestia era per il mondo intero.

Forse per questo, non c’era modo di far parlare padre Scalfi delle attività di «Russia Cristiana» come tale, di fargliele «pubblicizzare»: no, passava immediatamente al tema della Russia, della «missione», che per lui si identificava con l’ecumenismo, Cristo tutti in tutti.

Il sogno della vita
di Padre Romano:
un'amicizia in Cristo
che abbracciasse
cattolici e ortodossi.

Ricordo la sua ultima messa a cui ho assistito, a poco più di un mese dalla morte, celebrata nel letto di un ospedale nei dintorni di Bergamo. Il giovane cappellano era venuto ad aiutarlo, gli girava le pagine, lo assisteva nella fatica di pronunciare, parola dopo parola, l’intero rito. Con commozione, poi, gli aveva detto che era stata un’esperienza altrettanto grandiosa che partecipare a una celebrazione in San Pietro. Infine, abbiamo scambiato qualche parola – io ero venuta a congedarmi perché nel pomeriggio sarei partita per la Russia – e nel dialogo padre Scalfi si è infervorato fin quasi a farci dimenticare la sua malattia, tanta era la passione con cui raccontava all’interlocutore del lavoro in Russia, dei collaboratori della «Biblioteca dello spirito», chiamandoli per nome uno a uno e mostrando come lì, in nuce, si era già in qualche modo realizzato il sogno della sua vita, un’amicizia in Cristo che abbracciava cattolici e ortodossi.

Locandina presentazione on-line del libro.

È qui, precisamente, il cuore degli scritti contenuti nel libro delle omelie e catechesi di padre Scalfi: l’esperienza di un’amicizia in Cristo che gli ha fatto scrivere, nel suo testamento: «Non vi è nulla che appaghi come la felicità di sapersi amati da Cristo e poterlo incontrare in ogni volto, in tutte le circostanze». Un’amicizia il cui cuore batteva per la Russia, come la vocazione affidatagli nella vita, ma che abbracciava la Russia nel cuore di Cristo, della Chiesa, dell’unità di tutto in tutti.

È qui il segreto per cui in Russia ancor oggi la gente – ortodossi, agnostici, amici – lo sente come uno di loro, come un «padre», nell’accezione piena di affetto e di rispettosa venerazione che assume la parola batjuška, con cui si designa un padre spirituale.

È qui il segreto che faceva bussare alla sua porta ragazzi dalle capigliature improbabili, con orecchini e tatuaggi che probabilmente facevano inorridire genitori e insegnanti. E invece suscitavano il malizioso sorriso degli occhi di padre Scalfi, addirittura una misteriosa «complicità» che significava: tu e io siamo innanzitutto amati, così come siamo, strampalati eppure prediletti.

Chi vuole ascoltare, sentirsi ripetere per sé queste parole non ha che da aprire il libro.


NDR: Presentazione on line del volume Venerdi 13 Novembre, ore 20,45: Clicca qui per accedere alla diretta.

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Giovanna Parravicini

Laureata in lettere moderne all’Università Statale di Milano, con un corso biennale di lingua e letteratura russa nel piano di studi che determinerà, in effetti, i suoi interessi e la sua vita...

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