Lo ha sempre “turbato” provare a riassumere chi è; un dj anni 80 strappato alla musica, alla radio, per una casualità chiamata guerra nell’ex Jugoslavia. Lavorava da un anno come cronista al TG di VideoMusic e finì a Sarajevo, su ordine del Direttore, per raccontare ciò che non aveva mai visto o immaginato.
Una guerra, appunto.
Si accorse che il grosso di quelle che per lui erano le normali istanze di una vita niente affatto disagiata, finirono con l’essere poca cosa a conti fatti. E poi, inviato di guerra per il TG di LA 7.
Conobbe la paura di morire, complice preferita per non farlo. Conobbe gente che poi morì. E gente che ce la fece, a Sarajevo come a Gaza, in Kossovo o nei lontani Afghaniztan, Pakistan, Kenya, Libano e altri ancora.
Sa bene che scrivere di ciò, guerre, gli ha fatto risparmiare molti soldi forse destinati ad uno psicoanalista.
Sa che i bambini di guerra incontrati in 25 anni sono la risorsa più grande ancora viva nell’anima e nel cervello, scaturita da tanta sofferenza.
Ne proverà a parlare in mezzo ad altro. E’ una promessa.
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