Giangio, chi era costui?

Giangio, chi era costui?

Giangio, chi era costui? 1024 489 Tiziana Paladini e Simone Ticciati
La balena più famosa della letteratura…

 

fa la sua comparsa al terz’ultimo capitolo di un romanzo che di capitoli ne ha ben 135.

Una delle scene più famose del Don Chisciotte è la lotta contro i mulini a vento, ma quell’episodio occupa una sola pagina quasi all’inizio in un lungo romanzo in cui le avventure, anche più esaltanti, non si contano.

E I tre moschettieri non racconta forse la storia del quarto, D’Artagnan?

La verità è che la letteratura mente, e noi con lei e su di lei.

Il 7 luglio di 130 anni fa nasceva uno degli ultimi personaggi letterari entrati stabilmente nell’immaginario collettivo e nasceva fuori dalla forma canonica del romanzo.

La storia di un burattino, che sarebbe diventata Le avventure di Pinocchio, fu pubblicata infatti a puntate sul Giornale per i bambini tra il luglio del 1881 e il gennaio del 1883 con molte interruzioni, e raccolto in volume nello stesso 1883.

Pinocchio viene stabilmente associato alla menzogna, al punto che in psicologia è la “sindrome di Pinocchio” ad affliggere il bugiardo patologico.

Eppure il nostro burattino
assai raramente
racconta bugie...

… e la prima arriva solo al 17° capitolo.

«La fama di Pinocchio, come bugiardo, è immeritata. Le sue bugie non hanno nulla di notevole: non sono particolarmente incredibili; né fantastiche, né maldestre; né sottili; né sfacciate; né ben costruite; né mal costruite. Non sono neppure troppo frequenti».

Mario Lavagetto, nel suo celebre saggio sulla bugia in letteratura La cicatrice di Montaigne, si domanda se Pinocchio non debba essere piuttosto considerato un «infelice costretto inesorabilmente alla verità, che tenta, ripetutamente e pateticamente, di sfuggire alla sua condanna».

Spesso i ricordi delle nostre letture sono condizionati, e qualche volta inquinati dall’universalità e dal simbolismo di cui alcuni personaggi – loro malgrado – si sono ammantati.

Ricordiamo, nel senso che sappiamo che sono personaggi del racconto, il gatto e la volpe, Mangiafoco (non Mangiafuoco), la fata turchina, il pesce-cane (mai la balena).

Ma chi ricorda il can barbone, Alidoro, Melampo? E chi sono Romeo e Giangio?

Dovremmo rileggere (o forse finalmente leggere) Le avventure di Pinocchio perché

non è
– o non è solo –
un libro per ragazzi.

Dovremmo rileggerlo (o leggerlo con più attenzione) perché racconta anche la violenza, la sopraffazione, la cattiveria, l’indifferenza; e una giustizia rovesciata e incomprensibile che condanna un innocente, vent’anni prima del Processo di Kafka.

Ci fa assaporare l’idea di libertà, con le sue fughe alla Antoine Doinel.

E ci fa immedesimare in quell’infelice costretto alla verità quando anche a noi viene voglia di «appiccicare alla parete» i grilli che sanno sempre tutto.

Riprendiamo in mano Pinocchio con il commento di Franco Nembrini e le illustrazioni di Gabriele Dell’Otto:

LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
di Carlo Collodi

Tiziana Paladini e Simone Ticciati

Tiziana Paladini lavora alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Simone Ticciati lavora come responsabile della comunicazione per un progetto europeo sulle malattie rare coordinato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana...

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