FRANCESCO, FAZIO, IL MONDO.

FRANCESCO, FAZIO, IL MONDO.

FRANCESCO, FAZIO, IL MONDO. 1024 613 Pierluigi Consorti
Non è strano vedere…

 

Papa Francesco in televisione; è un po’ strano vederlo ospite in prima serata di una trasmissione che regolarmente intervista «personaggi» più o meno autorevoli, nota per intrattenere il pubblico anche con leggerezza.

Il papa «ospite» di Fabio Fazio ha sollevato molteplici osservazioni: il mondo dei giornalisti si è complimentato con il loro ex-collega – ora conduttore televisivo – per lo «scoop»: non è da tutti intervistare il papa!

Anche se, per la verità, non si è trattato proprio trattato di un’intervista, ma di una conversazione amichevole.

Fazio aveva già incontrato il papa in occasione di una sua visita ad un centro della Comunità Nuovi orizzonti, di cui il conduttore fa parte.

Da uomo di comunicazione, Fazio sa bene quanto può giovare alla causa dell’evangelizzazione la presenza di questo papa in prima serata.

Il solo fatto vale la scommessa, al di là dei contenuti.

E questo fatto è anche un problema, perché per una larga parte di cattolici il papa non può mischiarsi con la gente comune, e certamente non può partecipare ad un programma televisivo come fosse un personaggio qualsiasi, come quelli che vanno a pubblicizzare il loro ultimo libro.

Il «vicario di Cristo» non può certo entrare in uno studio televisivo, magari passando per il trucco, e rispondere a domande che potrebbero essere persino imbarazzanti.

Non è bene,
non si fa.

E infatti i cattolici di «Bergoglio non è il papa» hanno alzato gli scudi.

Non ci sono andati leggeri nemmeno i cattolici di «io farei meglio di lui», come Vito Mancuso, che temeva per la banalizzazione della fede, ma poi si è ricreduto.

Non sono mancate le voci di protesta dei «cittadini che pagano il canone» e non vorrebbero vedere il papa sovraesposto dalla Rai, e di coloro che avrebbero preferito sottoporre il papa a un interrogatorio più penetrante (anche se Fazio qualche domandina scomoda l’ha fatta).

Dal punto di vista comunicativo non c’è dubbio che papa Francesco ha portato a casa un bel risultato.

Sette milioni di italiani lo hanno visto e ascoltato.

Un risultato che non si misura solo in punti di audience, e che indica la necessità di testimoniare che il papa vive nella quotidianità, a suo modo, ma senza essere separato dal mondo di tutti.

Esattamente l’opposto del vescovo di Sanremo, che ha organizzato il «Festival della canzone cristiana» in un teatro parrocchiale esattamente negli stessi giorni in cui all’Ariston andava in scena l’evento da decenni più seguito in Italia, forse più del calcio.

Una kermesse trasmessa dalla radio vaticana, che dimostra la tentazione perenne del «doppio binario», che rende la Chiesa lontana dal mondo e incapace di comunicare il Vangelo.

Il papa
non fa così.

Non fa come il vescovo di Sanremo, che attacca il cantante che avrebbe profanato il territorio del sacro inscenando un battesimo, ma entra nelle case all’ora di cena e parla dell’importanza di «toccare» la vita.

Chi tocca, è toccato.

Questa è la testimonianza semplice e profonda del vescovo di Roma, che va in TV senza mettersi in cattedra.

Che cosa hanno visto i telespettatori?

Hanno visto un papa solo.

Seduto su una poltrona enorme.

Anche un po’ a disagio con lo zuccotto d’ordinanza.

Hanno visto un papa che ripete da otto anni cose scomode, senza trovare troppa accoglienza nei suoi interlocutori. Che ammette di avere pochi amici, ma veri.

Hanno visto un papa che mette al primo posto i poveri, e parla di Gesù e del Vangelo con semplice concretezza, attraverso fatti di vita quotidiana.

Hanno visto un papa che non teme di raccontarsi.

Hanno visto un papa che dice «fatti scomodi», cose oggettive, e racconta parabole – non sue, ma riprese dal Vangelo – che aiutano a capire.

Hanno visto un papa che parla con tutti, e che domanda a chi non crede, non sa o non può pregare, di indirizzargli pensieri buoni.

Hanno visto un papa che parla con Dio, gli domanda ragione della sofferenza dei bambini e non riceve risposta.

Hanno visto
un uomo
che domanda.

Hanno visto un uomo di Dio, che fa quel che può.

Che non si imbarazza a dire che bisogna forzarsi a evitare il «chiacchiericcio», e nella Chiesa a non essere clericali.

Immagino che i cattolici di «Bergoglio non è il papa» siano rimasti ancora più solidi nella loro convinzione.

I cattolici «io farei meglio di lui», avrebbero fatto meglio di lui.

Tutti gli altri – che sono la maggioranza – hanno rinnovato i propri pensieri buoni.

Quelli che erano nati quando l’avevano visto solo, in piazza San Pietro, a gridare contro Dio perché mettesse fine alla pandemia.

Hanno visto un uomo che, come tutti, combatte la sua battaglia; e che per questo domanda aiuto a Dio e agli altri.

Da solo, nessuno può farcela, nemmeno il papa.

Per approfondire, in prospettiva storica, il rapporto Chiesa-modernità i librai consigliano:

CHIESA SENZA STORIA, STORIA SENZA CHIESA
di Gilfredo Marengo

Pierluigi Consorti

Insegna all'Università di Pisa materie che riguardano i rapporti fra diritto e religione, Terzo settore e gestione dei conflitti...

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2 commenti
  • Mattia 16 Febbraio 2022 a 12:47

    Tentazione perenne del “doppio binario” della quale il prof. Consorti davvero raramente si rende immune, non riuscendo a raccontare la Chiesa di Francesco, bensì il proprio Francesco.

    Al prof. Consorti può essere utile ricordare una volta di più che questa scissura del “doppio binario” che arbitrariamente racconta sembra da lui auspicata benché additata. Ne consegue un rigiro di supposizioni e aspettative che mal si confanno alla Chiesa cattolica, alla “Chiesa di Francesco” e finanche allo stesso Jorge Mario.

    Non solo nei contenuti ma purtroppo pure nella forma e nello stile che si porgono a modello, dei quali non emerge negli scritti pubblici nemmeno una virgola, con la conseguenza di non riuscire neanche per un momento a smettere di dar contro al Corpo del Cristo mentre si scrive “bene” del Papa.

    Cui prodest?

    • Massimo Trocchi 2 Marzo 2022 a 16:36

      Gentile Mattia,

      ci scusiamo per la pubblicazione tardiva del suo commento, dovuta a un bug del nostro blog.

      Massimo, Libreria Pellegrini.

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