Festeggia un buon compleanno, stasera, Roby Baggio.

Festeggia un buon compleanno, stasera, Roby Baggio.

Festeggia un buon compleanno, stasera, Roby Baggio. 1024 768 Luca Del Re

“Era l’estate 2000. Roberto si stava allenando a Caldogno con il suo allenatore personale. Gli chiesi: “ti piacerebbe giocare a Brescia?”. Silenzioso, educato, rispettoso. Non ha mai fatto pesare la sua grandezza. Vivere il tramonto della mia professione con lui è stata un’esperienza indimenticabile”

Carlo Mazzone, dal suo profilo Twitter

 

VIA SETTE, NUMERO NOVE.

 

Caldogno, Vicenza. In Via Sette, al civico nove, abitava un numero 10 tra i più forti della storia del calcio. Calcio  Mondiale, vista la carriera e la fama conquistata.

Estate del 2000, sono da settimane sulle sue tracce, per conto del dipartimento Comunicazioni dell’UEFA. Vorrei sapere del suo futuro prossimo.

E’ un ragazzo del ’67, nato il 18 febbraio; da bimbetto lo chiamavano Guglielmo Tell, non aveva un fisico da gladiatore ma non fu mai un problema. Primo allenatore il fornaio, primo Vice-presidente l’idraulico:le storie magiche iniziano anche così. Storie che parlano di voglia, di tenacia, di fede, di rispetto per sé e per gli altri, di fatti surreali ma accaduti, di ricerca sempre e comunque della vittoria.

Guardarlo negli occhi è facile, ma fa tremare dentro.

Le sue ginocchia sono esplose quattro volte tra maggio dell’85 e gennaio del 2002. Tre rotture multiple a destra, una a sinistra.

Nel mezzo abbiamo scoperto di tutto: gioia e paura e voglia di vincere, per la folla, per sè stesso.

Sempre lì, in campo quando il calcio lo chiamava, quando c’era da giocare, meravigliare, stupire. Forte come forse sa e può essere solo chi ha giocato tanto da solo, da piccolo, senza nessuno ad ammirarti o a sputare critiche.

Ha giocato con e contro tutti i più forti calciatori della sua era. Ha vinto tutto meno che in azzurro. Ora ha lo sguardo di chi sta aspettando.

“Roby è al campo. Oggi si allena con i ragazzini della Primavera” Al citofono di via Sette numero nove, una voce di donna conferma il nostro percorso.

Lui è lì al campo, in mezzo a 21 giovanotti tra i diciassette ed i diciotto anni. Qualche frase steso in campo prima della partitella finale, ad allungare muscoli forse stanchi. La cicatrice madre della sua gamba destra non ammette repliche. Impressionante.

Per dimensione, per il legame forzato con quel corpo, da mago ancor prima che da atleta ma, come dicevo, non fu mai un problema. Anzi.

Lo hanno dato per spacciato, come il Nuvolari di Lucio Dalla; e allora si continui a giocare, anche dopo quattro esplosioni, vent’anni fa. Oggi, con lo stesso obiettivo di sempre: Lasciare il segno, prima ancora che vincere. Le due cose, spesso, accadevano assieme.

Lo ha fatto con tutti, a Vicenza a Torino, Milano, Bologna, Firenze, Brescia, fino alla fine.

Anche a Caldogno, con i ragazzini, quella tarda mattina di fine estate del 2000, dove stavo io.

La partitella sta finendo. La squadra di Baggio è sotto di un gol.

C’è una punizione dal limite, lato sinistro. Non si sente alcun suono quando il cuoio del suo scarpino bacia il cuoio del pallone, che allora vola via, direzione incrocio dei pali. In porta per la compagine primavera c’è un “lungagnone” con i capelli rossi. Spinge sulle cosce, guarda la palla arrivare, la vede vicina, chiude per un attimo gli occhi e poi distende il suo metro e novanta verso il lato destro della porta, in tuffo.

Tocca la palla con la punta di un dito, le cambia direzione: ha parato una punizione alla Baggio a Roby Baggio.

L’area della squadra in difesa esplode di gioia. Tutti a fare i complimenti al rosso. Roby passa davanti ai ragazzini e raccoglie lui stesso la sfera finita nel canaletto dietro la porta.

E’ calcio d’angolo.

L’allenatore/arbitro fischia, la partita riprende, ma volano altre pacche nel mucchio del lungagnone dal pelo normanno. Distrazione.

 

 

Roby calcia il corner e la palla finisce in rete. Roby la raccoglie lui stesso, ancora. La consegna al portiere, triste d’improvviso. Prima la partita, poi la festa, dice Roby dopo uno schiaffetto di consolazione. Funziona sempre così. Da anni.

Il futuro prossimo di quei giorni di Roby? Era del Milan.

Cinque miliardi di lire, e poche ore dopo il nostro incontro sbarcò a Brescia da Maestro Mazzone, grande voce del calcio più bello, perché schietto, sudato e trasmesso a tanti, imponendo una clausola: “se mai doveste cacciare il Mister, andrò via anch’io”.

L’ultima esplosione di un suo ginocchio risale agli inizi del 2002. Dopo due forti distorsioni in una settimana d’ottobre, a gennaio arrivò la rottura del crociato sinistro con lesione del menisco.

Operato, dopo ottantuno giorni tornò in campo e fece due gol alla Sua Viola.

Da Nuvolari, di Lucio Dalla, RCA 1976.

Auguri, caro Roby Baggio.

Luca Del Re

Lo ha sempre “turbato” provare a riassumere chi è; un dj anni 80 strappato alla musica, alla radio, per una casualità chiamata guerra nell’ex Jugoslavia. Lavorava da un anno come cronista al TG di VideoMusic e finì a Sarajevo, su ordine del Direttore, per raccontare ciò che non aveva mai visto o immaginato…

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